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martedì 15 agosto 2017

Con amarezza profonda. Questioni di prospettiva.

-Sono un cretino e sto riprendendo col mio cellulare ultramoderno un mio coetaneo pestato a sangue, forse a morte, e in quel caso il mio video sarà ancora più popolare.  Non so di essere un cretino, perché i cretini appunto non lo sospettano neanche. La morte per me è solo una delle tante cose bidimensionali di una vita che scorre su uno schermo che mi piace tantissimo. Intorno a me altri cretini riprendono col  loro cellulare ultramoderno un nostro coetaneo pestato a sangue, forse a morte e  in quel caso anche il loro video sarà più popolare. Ora bisogna vedere chi riuscirà prima a metterlo in rete. Fine del video e dei pensieri di un cretino tra tanti.

-Sto morendo pestato a sangue sotto gli occhi di alcuni. Aiuto.

-Guardo il padre di  Niccolò Ciatti    che piange di rabbia e dolore. Piango anche io. Mi arrabbio. Sento tutto il dolore.
Mi dissocio ancora una volta da questa orda di cretini, e non solo giovani, che sta gran parte del tempo a riprendere la vita col cellulare per farla vedere in rete. Non nutro speranza nella prognosi di questa cretinaggine virale.

Esiste una faccina che possa rispecchiare questo  orribile modo di vivere, dove non è la mancanza di coraggio, la paura, o lo choc emotivo a farti preferire un video al cellulare piuttosto che un semplice “aiutiamolo, lo stanno uccidendo?”. Una faccina da cretino, ovviamente.

-p.s.  e, per favore, non invochiamo riflessioni teoriche approfondite sul malessere dei nostri tempi. Per una volta facciamoci bastare una secco, essenziale disgusto.

Filomena Rita Di Mezza

sabato 4 febbraio 2017


Leggere. E poi andare a vedere...
 Parigi, le mostre di Giacometti ma, soprattutto,
disperdersi nei pensieri di Jean Jenet !

"Attorno ad esse lo spazio vibra, nulla è più in riposo"



 Una grande opera d'arte sarebbe quella che, risalendo i millenni, sa raggiungere l'immemorabile notte popolata di morti che si riconosceranno in essa...

Solo grandi Autori riescono a far vacillare i pensieri più consolidati su una questione.  Jean Jenet, drammaturgo, poeta, critico parigino, riflettendo sulle statue di Giacometti, inverte la freccia del tempo, che solitamente proietta in avanti la grandezza di un'opera, e ci mostra un loro aspetto inedito . 

"Non mi è chiaro ciò che in arte si designa con il termine di innovatore. Un'opera dovrebbe essere capita dalle generazioni future? Ma perchè? E ciò che significato avrebbe? come potrebbero utilizzarla e a che scopo? Non saprei. Ma so per certo-anche se in modo confuso-che ogni opera d'arte, se vuole attingere la dimensione più alta, deve, con una pazienza ed una applicazione infinite, fin dai primi momenti della sua elaborazione, risalire i millenni, raggiungere, se possibile, l'immemorabile notte popolata di morti che si riconosceranno in quest'opera."


Alberto Giacometti 
PARIGI SENZA FINE
Editrice Morcelliana