Con amarezza profonda. Questioni di prospettiva.
-Sono un cretino e sto riprendendo col mio cellulare
ultramoderno un mio coetaneo pestato a sangue, forse a morte, e in quel caso il
mio video sarà ancora più popolare. Non
so di essere un cretino, perché i cretini appunto non lo sospettano neanche. La
morte per me è solo una delle tante cose bidimensionali di una vita che scorre
su uno schermo che mi piace tantissimo. Intorno a me altri cretini riprendono col loro cellulare ultramoderno un nostro
coetaneo pestato a sangue, forse a morte e
in quel caso anche il loro video sarà più popolare. Ora bisogna vedere
chi riuscirà prima a metterlo in rete. Fine del video e dei pensieri di un
cretino tra tanti.
-Sto morendo pestato a sangue
sotto gli occhi di alcuni. Aiuto.
-Guardo il padre di Niccolò Ciatti che
piange di rabbia e dolore. Piango anche io. Mi arrabbio. Sento tutto il dolore.
Mi dissocio ancora una volta da
questa orda di cretini, e non solo giovani, che sta gran parte del tempo a
riprendere la vita col cellulare per farla vedere in rete. Non nutro speranza
nella prognosi di questa cretinaggine virale.
Esiste una faccina che possa
rispecchiare questo orribile modo di
vivere, dove non è la mancanza di coraggio, la paura, o lo choc emotivo a farti
preferire un video al cellulare piuttosto che un semplice “aiutiamolo, lo
stanno uccidendo?”. Una faccina da cretino, ovviamente.
-p.s. e, per favore, non invochiamo riflessioni
teoriche approfondite sul malessere dei nostri tempi. Per una volta facciamoci
bastare una secco, essenziale disgusto.
Filomena Rita Di Mezza