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venerdì 7 giugno 2013

 Basta con il numero chiuso all'Università.

"La cultura non è professione per pochi: è una condizione per tutti, che completa l'esistenza dell'uomo."
Elio Vittorini



Ma mi chiedo, è mai possibile che ancora si continui a pensare,  in un paese con tanti problemi di formazione culturale, con tanti impedimenti alla cultura, che la soluzione possa essere il numero chiuso all'Università? che si ridurrà, in questo modo, il numero di quelli che stanno a lungo e improduttivamente all'Università? che si agevolerà così l'insegnamento dei Docenti, con pochi e selezionati studenti?  E' questo il senso dell'Università, fatemi capire, promulgare questo tipo di cultura? 

E che cultura è?

I giovani che hanno superato i test saranno dei bravi medici perché hanno superato i test? e quanti giovani avrebbero potuto scoprire, con quel piacere che solo la vera crescita culturale sa dare, di essersi appassionati a Medicina proprio durante lo studio della materia, semplicemente perché sono nel frattempo cresciuti, ci si augura non solo tra esami e test, ma in senso culturale vero, cioè vivendo, sperimentandosi, sbagliando, rallentando o, addirittura,  consapevolmente scegliendo di non continuare a studiare medicina. (Ah! quanti ottimi non-medici avremmo!) E, inoltre chiedo: questo ultimo tipo di opzione, a livello statistico, quanto peso avrebbe? che punteggio dovremmo dare alla  capacità di accorgersi di aver preso la strada sbagliata e saper tornare indietro?
A dire il vero, mi guarderei bene dall'affidare la risposta alla statistica, perché semplicemente ci sono delle cose, come il valore delle scelte sbagliate o lo sviluppo culturale di una persona, che sono impossibili da prevedere con un sistema numerico: stiamo forse applicando una specie si selezione preventiva? 
Un voto basso alla maturità potrebbe essere, e spesso lo è stato, un 110 e lode all'Università. Molti 110 e lode si rivelano per quello che sono, senza sorprese. Alcuni restano dei meri pezzi di carta, con un bel  110 e lode. 

Per favore, Ministro Carrozza, 
restituiamo alla Cultura la sua complessità, con gli inevitabili rischi e imprevisti, come tutte le cose più importanti della vita. 




4 commenti:

  1. sono d'accordo con ogni singola parola,
    almeno la cultura lasciamola a questi ragazzi!!
    diamogli la possibilità di scegliersi un futuro.
    E' l'unico modo per coltivare la speranza!

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    1. la sensibilità di un'artista si vede non solo dalle sue opere, ma anche dalla generosità verso le nuove generazioni. grazie.

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  2. l’incertezza di una scelta porta con sé imprevedibilità e rischio, quindi può generare inquietudine e paura, ma anche speranza perché pone l’individuo di fronte a possibilità diverse, tra le quali può inserire la propria libertà di orientarsi e di agire.
    Formulare delle scelte, sperimentarle, avviare processi di revisione, riformulare… non sono, forse, strumenti di crescita, conoscenza e sviluppo, tanto individuale quanto collettivo???

    Grazie Mena per le riflessioni che ci offri. Mirella

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    1. Credo proprio che sia così e che ciò implichi, come hai evidenziato nel commento, lo scottante tema della libertà sociale. Un'altra artista, come Grazia, sensibile alle generazioni future. Sono contenta di incontrarvi in Playlife. Ciao, a presto.

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