Questa sera Playlife si trasforma nel foyer di un teatro...
per presentare degli amici speciali:
Omaggio alla Compagnia Instabile di Puglianello e Morcone
Anteprima di spettacolo teatrale
“La famiglia degli acrobati”
di Filomena rita Di Mezza
Pablo
Picasso dedica questo quadro agli acrobati, più precisamente alla famiglia
degli acrobati.
Osservate
attentamente: sono presenti due temi di
grande portata, quello del legame, simboleggiato dalla famiglia, e quello dell’
acrobazia, l’arte di sviluppare l’istintivo bisogno di fare legami (come è per
la scimmia o il neonato), sapendo afferrare a volo la venuta dell’altro, sapendolo
attendere proprio lì dove si sta dirigendo, sapendolo tenere stretto, forte,
con una presa salda, senza mai dimenticare che sotto c’è il vuoto.
Sto guardando le prove dello Spettacolo e
il quadro di Picasso si sovrappone alla realtà, con insistenza. In
effetti, non saprei raccontarvi
diversamente l’atmosfera che si respira qui dentro, perché quello che sto guardando, quello che
guarderete, non è propriamente uno
spettacolo, né il prodotto di qualche “teatro terapia” che dir si voglia:
qui, come nel quadro di Picasso, siamo
altrove: siamo innanzitutto in uno spazio di delicata intimità.
foto di L. Fiorillo
C’è,
infatti, sicuramente l’aspetto pubblico, l’esibizione, curata con passione e
maestria da tutti i partecipanti, anche quelli che lavorano dietro le quinte e
che non vedremo in scena, vale a dire gli operatori sanitari che svolgono ordinariamente
le loro mansioni, assicurando “l’equilibrio della Struttura”.
C’è
poi l’aspetto artistico, l’impegno creativo, per garantire uno spettacolo
coinvolgente e dignitoso.
Ma
ciò che maggiormente colpisce è l’aspetto più interiore della vicenda, che come
tutte le cose di dentro si sente, si respira, più che mostrarsi.
Una
signora canta il Paradiso dei calzini, di Vinicio Capossela…si schermisce prima
di iniziare, dicendo con aria da prima donna che non può farci niente, è più
forte di lei, quando canta questo pezzo, si emoziona troppo. Bruno le si
avvicina, afferra a volo la nota giusta per quel piccolo vezzo di malinconia e
via…si parte: un aggancio perfetto!
foto di Tabula Rasa Spettacolo "La gatta cenerentola" Rassegna 2012
E’
un bambinone quel paziente di oltre trent’anni che ora si dondola con un sorriso beato, gli occhi
socchiusi e la testa inclinata verso l’alto: dove starà andando? cosa sta
pensando? non lo so…ma si lascia cullare da quella musica con una tale
dolcezza, da ricordarmi quando la sera le mamme accompagnano i loro piccoli nel
regno del sonno, cullandoli con una filastrocca… “Dove vanno a finire i
calzini, quando perdono i loro vicini…?”, ma potremmo anche dire: “dove vanno a
finire i bambini, quando perdono i loro vicini?”
Arriva un medico mentre già si suona e si avvicina
ai bonghi, aspetta il momento giusto e anche lui…via!, è partito, sul ritmo degli
altri a suonare il suo ritmo, una acrobazia agilissima, mentre mi passano
davanti due donne, una evidentemente prostrata, la figura vacua della
depressione… l’altra, in abiti bianchi come la prima, come un’ombra, la segue.
Un’ immagine dolorosa, preoccupante, ma al contempo non allarmante in quel
contesto, perché sostenuta da una rete sottile di sguardi e intese. Di lì a
poco, infatti, il duo diventa un trio, una dottoressa ha lasciato il coro, con una discrezione che è tutta
un’arte deontologica e segue le due
donne…le segue dove? giù, naturalmente,
dove le segue ogni giorno in terapia: Vengo
anch’io…no tu no, vengo anch’io, no tu no, ma perché? Perché no!
Enzo Jannacci, un altro brano, un’altra scena, che ci lascia sospesi tra realtà e finzione, come è nella follia certo, ma forse anche nella vita,
perché come diceva Cesare Musatti: “un matto non è che faccia sempre il matto,
a volte finge a volte no”.
foto di L. Fiorillo
Una
violinista si avvia con me all’uscita e mi racconta che anche quest’anno sono
venuti tutti i musicisti dell’orchestra: “sa”, aggiunge, “la cosa bella in
questa esperienza è che si rompono tutti gli schemi e le gerarchie di un’Orchestra
classica…
non è più così importante se sei primo o secondo violino, è capace
che un maestro suoni con il suo più giovane allievo”.
Primo
secondo violino, medici pazienti, registi e attore, musica e recitazione,
sanità e follia follia e sanità…
Saluto
da lontano il dr. Volpe, troppo preso a recitare per vedermi…mi pare di sentire
che dica:
“io
non sono che una volpe tra centomila volpi...”.
Ha
ragione la violinista: qui, saltano tutte le gerarchie!
Dev'essere uno spettacolo davvero da non perdere... Bellissima la descrizione, puntuale e sensibile, che ne fai.
RispondiEliminaUn abbraccio carissima!
è sempre un piacere averti in Playlife a condividere idee ed eventi. Ciao
RispondiElimina..me gusta mucho :-)
RispondiEliminasei un buongustaio! Ciao
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